miércoles, 12 de diciembre de 2007

La tarantella

Danza popular italiana

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LA DANZA POPOLARE DI ORIGINE NAPOLETANA E' DIFFUSISSIMA ANCHE IN CALABRIA I SIGNIFICATI DELLA TARANTELLA TRA CULTURA E TRADIZIONE
SULL'ORIGINE DEL NOME ESISTONO VARIE IPOTESI: QUELLA PIU' CONDIVISA IDENTIFICA QUESTO BALLO IN UNA DANZA PROPIZIATORIA CAPACE DI ALLONTANARE IL DEMONE CHE SI IMPOSSESSAVA DELLE PERSONE IN SEGUITO AL MORSO DELLA TARANTOLA


La tarantella, sebbene sia una danza popolare di origine napoletana, è diffusissima anche in Calabria dove si esegue in un crescendo continuo di suono e di ritmo. Sull'origine del nome esistono varie ipotesi. C'è chi vuole che il nome “tarantella” derivi dalla città di Taranto, a cui è attribuita la sua antica ascendenza; c'è chi identifica la tarantella con una danza propiziatoria di diversa struttura ritmica, alla quale la superstizione popolare attribuiva in alcune regioni del sud, come la Basilicata, poteri miracolosi nell'allontanamento di quel demone che si impossessava di persone in seguito al morso della tarantola. Ed è proprio questa seconda ipotesi che è più condivisa dalla collettività per trovare, forse, una giustificazione a quel modo di ballare che, come tutti sappiamo, è fatto di “salterelli” proprio come se il danzatore fosse stato morso da un animale. Ma al di là delle ipotesi sull'origine del nome di questa danza, c'è da dire che la tarantella, ogni volta che la si esegue o la si ascolta, si carica di significati extra-musicali. Abbiamo chiesto a più persone quale tipo di situazione possa essere denotato dall'ascolto di una tarantella, in altre parole quale possa essere il suo significato. Le risposte sono state diverse: alcuni, che abitualmente vivono in certi ambienti o altri, che pur vivendo in città abbiano mantenuto i contatti col mondo contadino, hanno parlato di allegria, momento di festa, proposta di fidanzamento, duello, corteggiamento, morso di animale ecc…ecc…( significati che per convenzione, si attribuiscono al suddetto ballo ); altri invece, che ne sono estranei completamente, hanno parlato di ritmo osannante (che può simbolizzare il ritmo inesorabile della vita ), di ciclicità, di accentuazione regolare paragonabile al ritmo scandito dell'orologio….al ritmo naturale del mare….al vento ecc. Nessuno ha pensato a qualcosa di triste come un pianto, un funerale o alla pace dei sensi, o a qualcosa di statico, immobile. Tutti hanno pensato a qualcosa di “movimentato” di “fluente” di “allegro” ma ognuno ha descritto una situazione diversa. Quindi diremo che anche alle melodie e ai ritmi della tarantella, come a qualsiasi altra musica, si accompagnano determinati sentimenti, non esclusivamente “significati”, sentimenti che ricordano le emozioni ma che non sono le emozioni. Per esempio, il sentimento suscitato da una musica triste può riportarci alla mente la perdita di un nostro caro anche se non provoca necessariamente il nostro pianto. Comunque non possiamo non accettare una natura simbolica della tarantella almeno in quanto affermiamo che essa si usa dalla comunità per il raggiungimento di altri scopi. In tutte le comunità calabresi non è difficile identificare un “maestro di ballo”, una persona che si presuppone conosca bene tutti in modo da creare anche accoppiamenti imbarazzanti dando la parvenza della casualità, è insomma il “guappo” o “spìerto” della situazione. Nella nostra regione si suonano ancora tarantelle molto antiche e dal ritmo più contenuto, (e per questo motivo durano più a lungo) specialmente nella provincia di Cosenza e di Catanzaro; nel reggino, invece, c'è un uso più sfrenato della suddetta danza che va verso la scherma, la ribellione. Le tarantelle più caratteristiche e genuine sono quelle eseguite con gli strumenti tipici calabresi quali la zampogna e l'organetto accompagnati dalla chitarra battente o dal tamburello.



LA TARANTELLA CALABRESE
(rituali e simbolismi della danza)



Tarantella o viddhaneddha? Potrebbe sembrare una discettazione accademica; e invece una distinzione sostanziale. Queste danze, pur nella loro apparente similitudine, hanno profonde differenziazioni caratteriali e storiche, che solo la odierna strumentalizzazione consumistica del folklore appiattisce nell'identità. Perché poi tarantelle e non tarantella? Anche qui si impongono dei "distinguo". Pur conservando infatti, nelle apparenze, chiari punti di contatto, sensibilmente diversi sono i tipi di tarantella in uso nelle regioni del Sud. Differisce la tarantella napoletana da quella apulo-lucana e dalla sicula; la stessa tarantella calabrese di cui la viddhaneddha reggina rappresenta una delle forme più genuine, varia nelle componenti essenziali a seconda del territorio geomorfologico e dell'etnicità in essa predominante. E sono differenze che si rifanno alle modalità interpretative, alla coreuticità, alle coreografie, alle origini, alle strumentazioni d'accompagnamento, alle simbolicità ricorrenti e rappresentative.
In sì vasta tipologia, la più nota e celebrata è la tarantella napoletana.
Originaria di quell'area geografica nei primi del settecento, ha chiari punti di contatto con i più antichi salterello ciociaro e trescone tosco-umbro-marchigiano, a loro volta derivati dalla trecentesca giga. Rappresenta il mimo del corteggiamento con animate figurazioni. E una danza collettiva (dalla scoppiettante coreografia ed indulge sovente a movimenti acrobatici (salti, piroette, etc.). Fu celebrata, la tarantella, da scrittori italiani e stranieri del passato, come Goethe, Blasis ed altri. "Danza vulcanica--scrisse Charles Didier -- come le emozioni che esprime, e la storia di una passione meridionale.Ogni gesto e un' idea, ogni posa un sentimento, sicché essa si svolge drammatica, pudica, irresoluta, affascinante, emblema dei contrasti interiori d'un silenzioso amore. Ma quando la tensione scoppia e trionfa, la danza si anima, travolge e passa dalla timidezza all'audacia ed attacca, insegue, incatena e, baccante ebbra e delirante, si precipita cieca alla voluttà". Aggiungeva R.M. Rilke: "E come se fosse stata inventata da ninfe e satiri; antica e riscoperta e risorta, colma di atavici ricordi. Astuzia, selvatichezza, ebrietà: uomini che han zoccoli di caproni e fanciulle del corteggio di Artemide...".
Al chico ed al fandango cerca di avvicinare la tarantella Carlo Blasis nel tentativo di mediterraneizzarla: a "...un mélange de danse italienne et espagnole,... .Non sostanzialmente dissimili sono la tarantella siciliana ed alcune varianti di quella calabrese, soprattutto nelle espressioni corali, che sono, grosso modo, quelle interpretate dai gruppi folcloristici per esigenza di spettacolo. Altre versioni coreografiche si rifanno a quel tipo di tarantella pur se introducono elementi eterogenei come il bastone i nastri, i fazzoletti. Famosa e la "ndrezzata" amalfitana. Il bastone, in questo tipo di danza non si usa solo per eseguire coreiche figurazioni di combattimento (come nella danza calabrese dei bastoni, dove la conclusione coincide con la simulata uccisione di uno dei contendenti), bensì per creare un elemento di collegamento fra i partecipanti al ballo: la famosa simbologia della "catena". In altre versioni regionali, il bastone e sostituito da nastri (la "cordella") fissati alla sommità di un alto palo: nastri che alla fine i ballerini, danzando, in senso circolare, finiranno con l'intrecciare trovandosi quindi raggruppati strettamente alla base dell'antenna (Sicilia, Campania, Ciociaria). In Sicilia e Calabria, invece, la catena viene formata con l'uso di grandi fazzoletti. La danza dei bastoni ha radici profonde nell'area mediterranea, in Egitto, nel Sudan e trova un valido riscontro nella danza catalana del " paloteo".

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